Kanban: un post-it per dominarli tutti!

Irene Capatti
RedTurtle’s blog
Published in
5 min readJul 24, 2012

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Il corso Kanban è il seguito naturale del corso Scrum, raccontato da Andrea Baglioni nel post RedTurtle “nella mischia” che ti invito a leggere.

Questo non vuole essere un post tecnico sulla metodologia Kanban, ma un racconto a caldo della due giorni appena trascorsa; la lunghezza di un appena è sempre molto relativa… ok, son passati 6 giorni dal corso ;-)

Se fossi interessato ad approfondire la tematica potresti (non necessariamente in quest’ordine):

  1. contattare il buon @ziobrandoAlberto Brandolini — per portare il proprio team direttamente sul campo a scoprire i primi rudimenti della tecnica (o cominciare da qui: http://www.avanscoperta.it/it/training/kanban-software-development/);
  2. documentarti: ci sono decine e decine di libri (per partire, “Kanban” di David J. Anderson, “The Goal: A Process of Ongoing Improvement” di E. M. Goldratt e “Pragmatic Thinking and Learning” di Andy Hunt), ma molto si trova anche online;
  3. sperimentare, magari giocando: http://getkanban.com/BoardGame.

Kanban è un termine giapponese che significa letteralmente “cartellino”. Questo prima che la 3M inventasse il post-it (passatemi lo sfacciato product placement, eh eh).
Adesso credo proprio che parlare di cartellino sia del tutto riduttivo. Io ho sempre pensato che i post-it fossero rigorsamente gialli, quadrati e grosso modo 7x7 cm, con la piccola eccezione del formato mignon rettangolare.

Dopo aver conosciuto @ziobrando devo per forza ricredermi: come un novello Mary Poppins ha estratto dalla borsa ogni sorta di foglietto colorato che sia mai stato prodotto, di innumerevoli forme e dimensioni, con le righe, con i quadretti, dai colori pastello o classicamente fluo.

Supponiamo a questo punto di diventare i migliori clienti delle cartolerie di Ferrara. Che ne facciamo? Tappezziamo le finestre dell’ufficio come i colleghi francesi? Lasciamo messaggi subliminali alla macchinetta del caffè in corridoio? Oppure no.

“Tu non hai visto niente” [cite.]

… almeno fino a oggi. Mi riferisco al principio guida di Kanban: rendere il sistema osservabile. Lo strumento indispensabile per iniziare a mettere in pratica questa metodologia è la board. Una grande board. La stai immaginando? Bene, te ne servirà una grande almeno il doppio di quanto pensi.

Non hai spazio a sufficienza sul muro? Usa il pavimento! Noi siamo quasi usciti dalla porta nel tentativo di mettere correttamente in fila tutti i passaggi che intervengono nella realizzazione di un processo: l’espressione di Stefano Marchetti (a destra) nella foto la dice lunga ;-)

E’ fondamentale mettere nero su bianco, pardon… giallo (post-it) su lavagna tutte le fasi del proprio processo. Analisi, progettazione, sviluppo, rilascio: il flusso (*driiiiin*, altra parola chiave di Kanban) ha una direzione ben precisa e non si può invertire. Kanban non fa altro che imporre dei vincoli a questo flusso per regolarne velocità e capacità, ma soprattutto per rendere evidenti (sulla board!) i colli di bottiglia. Non è difficile capire quando nel proprio processo di lavoro intervengono dei rallentamenti dovuti ad ostacoli di vario tipo: molto più complicato è individuare e localizzare in maniera puntuale queste criticità.

Kanban lo fa: è un sistema pull, in cui i task passano da… ooooops! Ci sono cascata!
Avevo promesso di non approfondire nel dettaglio la teoria e invece mi sto allontanando dal proposito iniziale. Ci vorrebbe uno scrum master a tenermi in riga :-)

Torniamo al corso

No, corso non è il termine esatto. Corso implica una transazione unidirezionale uno-a-molti. Ma qui si parla di un’altra cosa: il grandissimo valore aggiunto di @ziobrando (la cui competenza, precisione e simpatia sono fuori discussione) è l’engagement che riesce a creare. Ogni argomento è buono per una discussione aperta a tutti, il confronto è continuo e i giochi/simulazioni proposti creano situazioni che vanno al di là della classica lezione frontale.

Personalmente non vedo l’ora di provare quanto imparato. Ho delle esigenze stringenti e molti materiali che me lo impongono: lo spazio e il chaos sulla scrivania, che adesso (ed è anche un momento di bonaccia…) appare così:

Dove voglio arrivare? Sono ottimista, mi piacerebbe molto esagerare e giocarmela sull’ordine dei metri (© foto):

Tirando le somme

Scrum prima e Kanban poi hanno portato in RedTurtle una ventata di novità, di desiderio di rinnovamento e di miglioramento di tutta la squadra. Ma i cambiamenti partono sempre dalle persone: non c’è @ziobrando che tenga, adesso tocca a noi! Yes, we Kanban!

Post Scriptum

In realtà volevo chiudere il post con una citazione più sibillina. Parlando con gli amici, mi ripetono spesso frasi del tutto incomprensibili o completamente fuori dal contesto del discorso: passa molto tempo prima che io capisca che il mio interlocutore non stava delirando, ma citava (in maniera molto colta e arguta, oserei dire) momenti chiave di film o libri che non conosco (ma che ho prontamente recuperato, ci tengo a precisare). “42”, “addio e grazie per tutto il pesce” o “potrebbe andare peggio, potrebbe piovere” sono tra i tormentoni più classici.

Ecco, volevo lasciare anch’io ai posteri una citazione presa dalla prima giornata di incontro Kanban. Per conoscerne l’arcano significato occorre chiedere direttamente alla fonte: @ziobrando in persona.

Concludo (davvero) dicendo ho finito le mutande!.

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Sparkling Designer @ GialloCobalto.it & RedTurtle.it ~ UX designer gattofolle. Odio i pixel fuori posto, amo le sfide, cerco l’isola che non c’è.